Il lucida-guglie
Sui tetti del mondo c’è solo Dio, vede tutto, lui. Su quelli di Istanbul, però, va per la maggiore uno scherzo della natura, un magrebino che è uno storpio di spazzacamino. Chi lo ama lo chiama Arvin il lucida guglie, ma in effetti gli capita di rado. Tipo strano, a vederlo camminare non diresti nemmeno che sia in grado di salirci, sui tetti. Una gamba più corta dell’altra e l’andamento di un ubriaco anche quando in corpo non ha una goccia di alcool. Poi lo vedi salire e rimani a bocca aperta: lo fa senza fermarsi. Non è veloce, ma non si ferma, inesorabile, come se ci fossero delle scale su misura per lui e precluse a chiunque altro. Giunto in cima, il tetto lo sottrae agli occhi di tutti o quasi, né si riflette troppo sul fatto che lassù ci possa essere Arvin.
Solo tegole e gatti vedono come si muove, se assume l’andamento del bruco o quello più rapido del ragno. Ma Arvin parla con Dio, perciò, quelli laggiù, che ridano pure del suo aspetto, della gamba trascinata e del suo viso da topo! Importa poco, lui parla con Dio. Ci gioca a carte, versandogli del tè bollente, dalla teiera di una guglia. Vede tutto, lo spazzacamino Arvin. E sente tutto.
Perché la notte fatidica, quella notte fatidica, Arvin sentì. Era seduto sulla guglia più alta della città, stava parlottando con il falco quando avvertì una formicolio sotto il sedere. Scrutò lontano e non vide nulla, con occhi miopi da topo chiese all’amico di guardare per lui. Oltre la linea dell’orizzonte e più lontano, vide le città sgretolarsi una dopo l’altra, avvolte dalla polvere. Il sisma stava radendo tutto al suolo e puntava dritto su Istanbul. Il sedere di un topo non mente, e neppure l’occhio di un falco, specie se un falco da guglia. E allora Arvin compose il numero a sei cifre che conosceva ormai a memoria, la telefonata urbana arrivò nella casa del sindaco che diede allarme e ordine di evacuazione. Il terremoto raggiunse la città solamente 48 ore più tardi e non un uomo, una donna o un bambino perirono. Il Sindaco ebbe un’impennata nell’indice di popolarità, ma non si sognò mai di dare merito a uno spazzacamino, in certe cose bisognava saperci fare.
Nessuno li ha mai visti. E se te li immagini candidi e con l’alito al mentolo, significa che un tipo come Arvin non l’hai conosciuto: il puzzo è di fogna, è uno spazzacamino a cui danno del ratto e dello storpio, ha una gamba più corta dell’altra. Ma parla con Dio è sta sopra la tua testa. Che Arvin il topo salvò la città di Istanbul, nessuno lo seppe mai, né lui avrebbe voluto che si sapesse. Continuò a fare quello che amava: lucidare guglie. Finché gli fu concesso dal suo compagno di tè.